29 gennaio 2011

Il fondamentalista riluttante

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In Pakistan, a Lahore, nel vecchio mercato di Anarkali, due persone conversano al tavolino di un caffè. Uno è pakistano, l'altro americano. Il pakistano insiste per raccontare la propria storia allo sconosciuto incontrato apparentemente per caso, e quindi inizia il lungo monologo che attraverso le 134 pagine del libro ci porta a conoscere la storia di Changez, brillante studente straniero laureato a pieni voti in economia a Princeton e subito entrato a far parte di un'importante società finanziaria a NewYork. Il giovane vive la sua nuova vita neworkese con entusiasmo, incontra una fragile ragazza di cui si innamora perdutamente e sembra perfettamente integrato in questa sua nuova realtà. L'Undici settembre cadono le torri ed il primo istinto di Changez è quello di sorridere di fronte alla tragedia: improvvisamente è come se un ancestrale richiamo lo spingesse a provare un senso di orgoglio per ciò che hanno fatto i terroristi.
Da quel momento la sua vita non è più la stessa, la sua identità pakistana acquista importanza e rilevanza, il giovane si lascia crescere la barba e contemporaneamente  inizia a trascurare il lavoro. Il suo declino è inesorabile, perde il lavoro ed è costretto a tornare in patria in seno alla sua famiglia. E noi lo ritroviamo al tavolino con un americano con cui cena  e che vuole riaccompagnare in  albergo  percorrendo strade diventate improvvisamente buie e deserte. Forse l'americano nasconde una pistola sotto la giacca, al lettore non viene dato di sapere chi sia e cosa ci faccia in Pakistan, così come anche Changez non ci dice esattamente che piega abbia preso la sua vita al ritorno in patria, il suo monologo si interrompe bruscamente.
Mah! L'idea del romanzo è bella, mi aspettavo di più. Sicuramente intrigante questo protagonista che nonostante un'impeccabile formazione occidentale non riesce a rinnegare la sua cultura e le sue origini, sembra quasi che per l'autore le differenze culturali non possano essere mai superate, ma debbano per forza essere elemento di rottura e di separazione. Purtroppo però il romanzo mi ha lasciata con un senso di insoddisfazione per una storia che non solo non si sa come va a finire, ma è anche trattata un po' troppo superficialmente.

1 commento:

  1. sì, proprio un peccato non finire il libro, magari faranno un sequel a cui seguirà un prequel!
    a me quelli così danno il senso di aver perso tempo! Speriamo che il prossimo si meglio, ma questo che lettera dell'alfabeto è? la I o la F?

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