13 settembre 2014

Uau!

Incredibile ma vero, ho portato a termine il mio primo paio di guanti!!
Iniziati molto tempo fa, improvvisamente li ho ripresi in mano e in un attimo li ho finiti. Come per i calzini, il secondo è molto più facile e veloce del primo dopo che si è capito bene il procedimento.
Il modello è Knotty Gloves di Julia Mueller, il filato scelto Malabrigo Sock lavorato con circolari e punte n°3 tanto oramai sono la regina del Magic Loop!!
Carino il motivo sul polso vero?
Il pattern è molto chiaro, facile da seguire, è free e c'è anche la traduzione in italiano, non si può volere di più direi.
Fare i guanti è quasi più divertente che fare i calzini, credo anche più veloce quindi ne farò molti altri coloratissimi e buffi da regalare....

11 settembre 2014

Crumble di pesche noci

Amo i crumble perché sono dolci rustici e leggeri, ideali per il fine pasto, buonissimi la mattina dopo appena riscaldati e con una tazza di tè profumato.
Come sapete tutti benissimo si possono fare sia dolci che salati, questa volta il mio è preparato con le pesche noci ed arricchito da una generosa dose di spezie.
Occorrono:
5 pesche noci mature
50 g di farina integrale
50 g di farina 00
60 g di zucchero di canna
50 g di burro a temp. ambiente
una manciata abbondante di mandorle pelate e tritate grossolanamente
1 pizzico di sale
succo di limone
cannella
miscela di quattro spezie
Come prima cosa si accende il forno a 180°, si preparano le briciole di copertura mescolando le due farine con lo zucchero, il sale, le spezie, le mandorle ed il burro  sfregando il tutto tra le mani. Si devono ottenere delle briciole grossolane ed irregolari.
In un pirofila si mettono le pesche pelate e tagliate a grossi spicchi, spolverate di zucchero se non sono dolcissime e spruzzate di succo di limone, quindi si copre il tutto con le briciole e si inforna fino a che la superficie del dolce non appare ben dorata.
Buonissimo!!


4 settembre 2014

Scompartimento n.6

Mamma mia che angoscia... Una delle letture estive questo "Scompartimento n.6" di Rosa Liksom che si è rivelato un libro decisamente ostico e pesante.
Russia, anni '80, sul leggendario treno della Transiberiana diretto ad Ulan Bator, in Mongolia, due estranei si trovano a condividere lo stesso scompartimento: una timida e taciturna studentessa finlandese e un operaio russo, rozzo e violento. La ragazza ha lasciato a Mosca il suo fidanzato che per non dover andare combattere in Afghanistan si è finto pazzo ed è stai ricoverato in manicomio dove però finisce per impazzire davvero, l'uomo invece, è diretto in Mongolia a sfidare una volta in più il suo destino di violenza e miseria. Lo scompartimento è uno spazio claustrofobico, al di là del finestino l'immensità del desolato paesaggio siberiano immerso nel silenzio dell'inverno.  

Un paesaggio segnato dalle rovine di grandi opere in dissoluzione, simulacri di un mondo in disfacimento. Sono gli anni che precedono lo smembramento dell'URSS, l'economia affonda, lo stato continua a costruire casermoni di cemento in periferie squallide e remote, ovunque fango e disfacimento e povertà. 
Lo stile di Rosa Liksom è scarno, spesso crudo, nessuna indulgenza, nessun tentativo di cogliere qualche particolare rassicurante, lo squallore e la solitudine la fanno da padroni, viene da chiedersi come si possa vivere in questi luoghi così aspri e crudeli.
Non a caso i dissidenti ancora ai giorni nostri vengono mandati in Siberia.
Arrivata alla fine, chiuso per sempre il libro, mi sono sentita meglio.