22 maggio 2016

Una limpida mattina

Felice, felicissima della mia vita campagnola e semplice, certe mattine, le mattine in cui l'aria è tersa, cristallina, fresca, vengo presa da un'irrefrenabile voglia di passeggiata per le vie del centro e quindi, se posso scendo giù.
Torino è bellissima, specialmente negli ultimi anni, da quando si è scoperta la sua vocazione turistica e decine e decine di negozi, locali, attività di ogni genere hanno aperto ad un pubblico sempre più numeroso ed internazionale.
E per le vie del centro, al riparo nei cortili di antichi palazzi barocchi, si scoprono giardini, dehors, buffi negozi.
Nel caso servisse una lampadina!
Se poi la mattinata tersa corrisponde anche con Flor allora è bellissimo, ritrovo anche qua un po' di atmosfera campagnola!
Molto bella l'edizione di quest'anno, tanti espositori molto qualificati, molto specializzati, non le solite insulse piantine che trovi in qualsiasi garden center, una gioia per gli occhi.


L'allestimento più bello? A parer mio quello dell' Erbaio della Gorra di Casalborgone, ireos circondati da un bordo di cosmos bianchi, un accostamento stupendo:


Via Carlo Alberto trasformata in uno  giardino primaverile, bello!
Tentatori e maliardi, i negozi di moda sono sempre in agguato, bisogna stare attente, guardare, farsi 

ispirare, pensarci sù ancora un pochino e proseguire, verso altre vetrine che appaiono quando meno te lo aspetti, in fondo ad un'antica corte magari.

20 maggio 2016

"Al giardino ancora non l'ho detto,"

" La leggerezza interiore nasce forse dal sentirmi libera dalla zavorra terribile del futuro, indifferente al cruccio del passato, immersa nell'attimo presente, come prima mai era accaduto, faccio finalmente parte del giardino, di questo mondo fluttuante di trasformazioni continue."
Più riguardo a Al giardino ancora non l'ho detto


Questa notte ho finito l'ultimo lavoro di Pia Pera, intellettuale e giardiniera, donna sensibilissima e poco convenzionale che da anni vive in solitudine nel suo podere in Lucchesia, dove si è ritirata per seguire un personalissimo percorso fatto di lavoro in giardino, di letture, di meditazione e non solo.
Nell'"Orto di un perdigiorno" raccontava proprio del suo ritorno al podere in abbandono e degli sforzi, la fatica e la gioia di farlo rinascere, il tutto con una visione del giardino in cui l'umiltà ed il rispetto sono le linee guida.
Purtroppo tutto questo è destinato ad interrompersi molto presto, Pia Pera si è ammalata e la sua malattia non lascia speranza, ed è una delle più crudeli.
Questo è un specie di diario, in cui Pia cerca di prendere commiato con lucidità, serenità, ma anche tantissima rabbia dalla sua vita e naturalmente, dal suo giardino. E la sua penna dà vita presto ad una riflessione sulla vita nel suo approssimarsi alla morte che è anche cronaca di un corpo che appassisce obbedendo alle leggi di natura. "È cresciuta l'empatia. La consapevolezza che, non diversamente da una pianta, io pure subisco i danni delle intemperie, posso seccare, appassire, perdere i pezzi... Se il giardino era stato il luogo dove coltivare metamorfosi ed impermanenza, adesso l'accelerazione della corrente mi costringe a rendermi conto di esservi io stessa immersa".
Provo grande tristezza per questa donna che ho sempre sentito così vicina nel suo sentire, nel suo stupore di fronte alla bellezza straordinaria della natura, nel suo sapersi immergere totalmente nell'incanto della luce di un tramonto, negli occhi di un cane, nel chiasso delle cicale nei pomeriggi d'estate.
Il titolo del libro è il titolo di una poesia di Emily Dickinson, e come dice Pia Pera:"La poesia suggerisce che verrà un giorno in cui il giardiniere non potrà tenere fede all'appuntamento consueto. Il giardino questo non lo sa. Di colpo cesserà ogni cura. C'era un disegno che verrà presto cancellato. Mi ha colpito il ribaltamento della prospettiva della morte: la preoccupazione per gli esseri, animati e non, che abbiamo tratto in inganno abituandoli alla nostra presenza. Senza avvertirli dell'inevitabile défaillance".  È un pensiero che faccio anch'io di tanto in tanto..




17 maggio 2016

Islington

Islington è un bel quartiere di Londra, non distante dal centro vero e proprio, quello più turistico per intenderci, appena un po' spostato a Nord. È un bel quartiere vivace ed allegro, molto di moda ultimamente, ricco di belle case, di locali, abitato e frequentato da artisti e celebrità.
Per noi knitters, naturalmente, è meta di pellegrinaggio inevitabile se si ha la fortuna di essere a Londra, è lì che c'è Loop con tutte le sue innumerevoli tentazioni...
L'anno scorso per celebrare i loro 10 anni di attività hanno pubblicato un libro di patterns che, credetemi, sono uno più bello dell'altro! Si chiama Loop 10 e se non fosse che uno poi realisticamente non può, li vorrei lavorare tutti!




Comunque, tanto per iniziare, complice il fatto che avevo giusto una matassa di Malabrigo Sock del colore giusto, ho iniziato con uno scialle che si chiama proprio Islington.
È di Kirsten Kapur e mi piace tantissimo. La designer per realizzarlo usa i filati DyeForYarn ed anzi il giallo è un colore creato apposta in esclusiva per questo progetto, ma, fatti due calcoli, a comprare il filato richiesto dovevo accendere un mutuo od impegnarmi le perle e quindi sono felicemente andata di Malabrigo! La Sock è perfetta, colori stupendi come al solito, quando l'ho cercata io da Wool Crossing il giallo non c'era, non quello che avevo in mente  e quindi ho optato per la Silkpaca usata doppia ed il risultato è perfetto!

Uno scialle bello ampio che cade bene, leggero e morbidissimo, divertente da lavorare con tutte le sue stelline e gli archetti finali a rifinire il bordo esterno.
Piace anche ad Axel!
Informazioni su quantità di filato usato e numero di ferri qua
A presto!